In origine, l’alidada era un’asticciola, spesso fornita di due traguardi (mire o pinnule) unita ad un arco graduato e girevole sul suo piano. L’astrolabio e numerosi altri strumenti erano dotati di un’alidada che era usata sia per traguardare gli astri e determinarne la posizione, sia per eseguire letture simultanee su diverse scale graduate.

Prima della diffusione in Europa dell’astronomia araba, l’alidada era nota come diottra o linea di fede. La diottra, citata e descritta da numerosi astronomi e matematici dell’antichità (Euclide, Erone d’Alessandria, Germinus e Tolomeo) era sostanzialmente lo stesso strumento costituito da un tubo o un’asta dotata di traguardi. La struttura portante poteva variare adattando la diottra all’uso da parte degli astronomi o dei geometri.

La diottra può essere considerata infatti come l’antenato del teodolite. Attualmente l’alidada è la parte superiore del teodolite che porta un piccolo cannocchiale e che ruota attorno ad un asse verticale.

Il termine alidada deriva dall’arabo al-‛iḍādah, che significa “il righello” o “l’asticciola”.
Diottra deriva invece dal greco δίοπτρα composto di dia (διά) “attraverso” e dal tema op- (ὀπ-) “vedere”, suggerendo perciò il significato di “guardare attraverso”.
Linea di fede è la traduzione dal latino linea fiduciae.

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