Se si regolassero gli orologi sul transito del Sole al meridiano del luogo, ogni luogo avrebbe un sistema proprio di misurazione dell’ora. Solo le località che si trovano sullo stesso meridiano avrebbero gli orologi sincronizzati. La convenzione dei fusi orari si è resa necessaria per semplificare questo problema a scopi legali, commerciali e civili. In occasione della Conferenza internazionale dei meridiani (Washington, 1884) è stata adottata una suddivisione della superficie terrestre in 24 porzioni a forma di fusi sferici (per questo motivo chiamati fusi orari). Ogni fuso è delimitato da due meridiani separati da 15° di longitudine. I paesi che vi appartengono regolano il loro orologi su uno stesso orario chiamato ora del fuso o tempo del fuso.

In realtà ogni fuso orario, pur essendo compreso generalmente tra due meridiani, ha dei contorni deformati che seguono in parte i confini dei paesi appartenenti. Gli stati molto estesi in longitudine, come ad esempio gli USA, comprendono più di un singolo fuso orario. Dopo la conferenza del 1884 i fusi orari hanno visto numerosi perfezionamenti e adattamenti, anche nel loro numero che da 24 è salito a 39.

Attualmente l’ora di un determinato fuso è sincronizzata con il Tempo Universale Coordinato UTC aumentato o diminuito di un certo numero intero di ore (con poche eccezioni in cui si utilizzano anche frazioni di ora, come ad esempio il Nepal che sincronizza con UTC+5:45).

Il numero di ore da aggiungere o togliere dipende dalla posizione del meridiano centrale del fuso, cioè quel meridiano che attraversa il fuso bisecandolo. Il primo fuso, (fuso zero) è attraversato dal meridiano zero o meridiano fondamentale (noto anche come meridiano di Greenwich). Al fuso zero è assegnato l’orario del tempo UTC stesso (UTC+0). L’orario di ogni altro fuso dipende dalla distanza in longitudine del proprio meridiano centrale rispetto al meridiano zero. I meridiani centrali sono distanziati tra loro di 15° di longitudine, un’ampiezza corrispondente alla differenza di un’ora solare media. I fusi che si trovano a est del fuso zero ritardano il loro orario aggiungendo un certo numero di ore rispetto a UTC (essi perciò sono identificati con UTC+1, UTC+2 e così via) mentre quelli a ovest anticipano rispetto al meridinano zero sottraendo ore (UTC-1, UTC-2 ecc.).

L’Italia rientra nel fuso 1 al quale appartengono anche numerosi Stati europei compresi quelli che geometricamente non ne farebbero parte (come ad esempio Francia e Spagna). Quasi tutto il territorio italiano rientra geometricamente nel fuso 1 e solo una sua piccola parte, a ovest di Torino apparterrebbe al fuso 0 “geometrico”. Il tempo adottato dal fuso 1 è il CET (Central European Time) pari a UTC+1. Il suo meridiano centrale (di longitudine +15°) passa per l’Etna.

I paesi di alcuni fusi orari, per circa una metà dell’anno, adottano un’ora legale estiva per ragioni di risparmio energetico. L’europa utilizza l’ora CEST (Central European Summer Time) pari a UTC+2.

I fusi orari nel 2017 (Da Wikimedia)

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