Il tempo universale è un tempo solare che riflette la velocità media di rotazione della Terra. Usando come riferimento il meridiano zero, il tempo universale mostra la vera lunghezza di un giorno solare medio. Nonstante appartenga alla categorie dei tempi solari, esso è in realtà calcolato in base ad accuratissime misurazioni della rotazione terrestre ottenute prendendo come riferimento una serie di oggetti extragalattici molto lontani come i quasar (vedi Very Long Base Interferometry, VLBI).

Esistono molte versioni di UT, delle quali la più utilizzata è nota con la sigla UT1. Spesso con l’acronimo UT si intende UT1. La scala UT1 è uno dei due fondamenti del tempo universale coordinato UTC, in base al quale si regolano gli orologi in tutto il mondo.

Tra tutte le scale di tempo, si può dire che UT1 sia la meno regolare. Essa infatti è legata fisicamente alla rotazione reale del nostro pianeta. La Terra però è un pianeta ancora “giovane”, il cui interno è parzialmente fluido. I movimenti delle parti fluide rispetto a quelle solide e gli spostamenti dell’asse terrestre (moto polare) producono piccolissime irregolarità quotidiane nel moto di rotazione. Esse si accumulano e, a lungo andare rallentano la rotazione. Sono irregolarità dell’ordine dei millesimi di secondo,  trascurabili nell’uso quotidiano che si fa del tempo civile, ma importanti in astronomia, in tutti i  casi in cui gli strumenti di osservazione devo essere direzionati con grande precisione. (vedi L’irregolarità della rotazione terrestre).

UT1 non è prevedibile, ma si definisce quotidianamente per mezzo delle osservazioni astronomiche accennate prima, e confrontate con il tempo atomico (TAI) che è il secondo fondamento della scala UTC.

Il tempo UT1 nasce ufficialmente nel 1972, quando il vecchio tempo solare medio di Greenwich (GMT) è stato separato in due scale diverse: il tempo coordinato universale (UTC) sul quale si sincronizzano gli orologi per il tempo civile e il tempo universale UT1 che tiene conto del rallentamento della velocità di rotazione terrestre. L’acronimo GMT è attualmente rimasto da indicare il nome di un fuso orario (UTC+0) e non più una scala di tempo.

Le numerose stazioni VLBI forniscono i dati all’IERS il quale pubblica i valori attuali e previsti della differenza UT1 – UTC. Tale differenza diminuisce continuamente a causa dell’accumulo del ritardo di UT1 rispetto a UTC. Quando essa raggiunge il valore di $-0\text{,9}$ secondi, si aggiunge ufficialmente un secondo intercalare ad UTC. In questo modo si riporta la differenza ad un valore positivo che riprenderà a diminuire fino alla prossima correzione. Questa correzione saltuaria, pur essendo molto discussa per i problemi che comporta alla regolazione degli orologi (in particolare ai timer dei computer), ha lo scopo di mantenere allineato a lungo termine il tempo civile con il periodo di rotazione della Terra e quindi con il tempo solare medio.

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