L’ineguaglianza delle stagioni

Possiamo immaginare una soluzione geometrica molto semplificata in cui il Sole si muove lungo un’orbita circolare inclinata rispetto all’equatore (l’eclittica) al cui centro sta la Terra. Immaginiamo inoltre che il Sole percorra una rotazione completa di $360^\circ$ (moto apparente annuo) in circa 365 giorni e un quarto a velocità costante. Una teoria solare di questo tipo riuscirebbe a spiegare, sia pure in modo grossolano, numerosi fenomeni come il variare dell’altezza meridiana del Sole durante l’anno, i cambiamenti delle durate del dì e della notte e il susseguirsi delle stagioni. Essa però non potrebbe spiegare l’ineguaglianza della durata delle quattro stagioni.

Prendiamo come esempio l’anno 2022 di cui forniamo cinque date dei solstizi e degli equinozi a cominciare dal solstizio di dicembre del 2021 (software Skyfield):

solstizio di dicembre 2021: 21 dicembre ore 15:59
equinozio di marzo: 20 marzo ore 15:33
solstizio di giugno: 21 giugno ore 9:14
equinozio di settembre: 23 settembre ore 1:04
solstizio di dicembre: 21 dicembre ore 21:48

Di conseguenza le durate delle stagioni sono:

primavera: $92^d17^h40^m = \text{92,7364}^d$
estate: $93^d15^h50^m = \text{93,6596}^d$
autunno: $89^d20^h44^m = \text{89,8642}^d$
inverno: $88^d23^h34^m =\text{88,9820}^d$

L’estate boreale è attualmente la stagione più lunga e l’inverno la più corta. Tra i Greci, fu l’astronomo Callippo di Cizico il primo ad accorgersi dell’ineguaglianza delle stagioni nel 330 a.C. e Ipparco, nel 130 a.C. misurò le seguenti durate:

primavera: 94 giorni e 12 ore
estate: 92 giorni e 12 ore
autunno: 88 giorni e 3 ore
inverno: 90 giorni e 3 ore

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